pranzo
la sedia scotta
ingollo senza masticare
fremo per alzarmi
per scollarmi da questo complicato campo magnetico
di rancori e incomprensioni
di silenzi
che ce ne sono di belli
non questi
undici, massimo dodici passi
mi corico sul letto triclinio
nella stanza comune
quella col televisore
capita di avere fortuna in questi primi pomeriggi
di questi anni settanta che muoiono
e di trovare le maschere di Monicelli
di ridere qualche lacrima
burattini di lusso con le sue mani all'interno
se ne danno col bastone
come Pulcinella e il gendarme
che si sporgono dal teatrino
anni prima, sulle spalle di mio padre, al Gianicolo
si sporgono
finiscono per precipitare sul brecciolino
tra i piedi dei bambini festanti
è il momento di pagare la festa
è il momento della moneta nel cappello
la lascio cadere in quello di Monicelli
a pochi passi dal corpo
dinoccolato sull'asfalto
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